Due ostie e un maggiordomo
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La prioressa ripete la messa
e all’uopo indossa una giacca
piumino rossa rossa
il prete cantica infra le preci
armonico i suoi ritornelli e tutto
ha parvenza di atavico rito
di viola addobbato
bianche le ortensie di lato
e candidi anthurium a iosa
omaggiano a Lia
assunta all’eterno
(quindi ritorna)
e i mosaici ci stanno a guardare.
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Restano fuori i nuovi segni di pace
pugnetti e sgomitate dietro
gli hublot mascherati
trittici nel piazzale antistante.
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Commovente senza amvagi
Leggendo la mi è venuto in mente il Largo e mesto della Sonata op. 10 n. 2 di Beethoven.
Profondo, ma non strappalacrime. Si apre a mondi diversi, lontani, ma “che ritornano”.
Mi sorprendi sempre e questo è difficile per uno che si è nutrito di poesia da 50 anni e ne ha mette di tutte.
Scusa gli errori, ma li lascio perché fanno parte della mia vita ora sbagliata. Quindi sono me e non lo sono.
Insomma un bel caos (non freddo).
Un abbraccio (non temere non sto delirando)
Giorgio mi fa molto piacere che riesco a distrarti da questa vita caotica degli ultimi strambi tempi. Inoltre, mi fa anche molto piacere che queste poesie riescano a sorprenderti ogni volta, e ti capisco perché addirittura la poesia in genere mi annoia e ho sempre bisogno di vedute fresche, quindi ne posso godere di rado. Spero che ti sfebbri al più presto, ti abbraccio! ❤