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Buttare giù le statue
è adolescenziale
Ma è atto sacrosanto
come rito proprio e vero
per dimostrare agli altri
le cose da cambiare.
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Buttare giù i tiranni
e con loro i leccapiedi.
Cercare autonomia
dai colonizzatori
moti in rivoluzione umana
per l’individuazione
per la separazione
dai tipi soggioganti
dalla schiavitù assoldata
al servizio di una patria
che non più è potestà.
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Sentitevi indignati
se sporchiamo oggetti d’arte
saranno i nostri figli
insieme coi nipoti
a carpirne la portata.
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Non saranno più le statue
non saranno più gli oggetti
non sarà più archeologia
distrutta dagli eserciti per gioco.
Saranno, di nuovo, le mani
artigiane del pensiero.
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(Il titolo è: A Cristoforo Colombo, la patria)
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Neuroni nella notte del sistema cerebrale sembrano
questi paesi
posti qua e là
sparano tutto o niente
macchine mieliniche supposte
aumentano la velocità sul far del dí.
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(il titolo è: connettoma o inequity)
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Un topping grigio separa
l’isola dal ciel celeste
mentre Venere ride
là nei pressi dell’ala.
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(Il titolo è: Fly baby fly)
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Come la solita neve
stupisce.
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Piccole persone crescono
mentre noi discutiamo sul sesso.
Giovani persone crescono
mentre noi discutiamo sul genere.
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Piccole persone perdoneranno grandi persone
[per non avere chiesto il permesso /
per avere esercitato il controllo coercitivo /
per avere pensato che le piccole persone non fossero persone
ma oggetti da assoggettare al potere delle culture patriarcali e matriarcali]
adesso che i figli e le figlie / piccole persone /
proprio adesso chiedono la resa dei conti?
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Discuteranno sul nostro modo di fare sesso,
sul nostro modo di generare,
sul nostro orientamento orientato, verticale, gerarchico,
sul nostro modo di vivere e di morire vivendo,
di far morire minimizzando, di opprimere tacendo,
e di sopprimere, articolando cazzate.
Piccole persone, intanto, crescono.
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Cerco di riempirmi gli occhi
di questo mare a invinti colori
ma non mai mi sazio
mai arrivo all’orlo del troppopieno.
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Sì, nel fondo lo so che l’acqua è chiara
così limpida, di smeraldi cristallina
turchese, celeste e blu.
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Le mie cisterne scendono giù
nel sottosuolo irrigano vie d’immenso
irrorano surgive e fontane d’infinita vita salina
che ripete lo stesso respiro d’onda.
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Come vedette
Donne salgono sul monte
Con gli specchietti tessono
Filanti reti di connessione
Con veli da sposa
Recano a strascico
Gemme e preziosi d’altrove.
Serene sirene attendono
Il compimento del loro fato.
Fate.
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In_vestita da un dolce vento di ponente
Su una collina di sabbia sto.
Domani è il primo settembre
Il primo giorno di scuola sarà
E non mi par vero
In questo mare di gelatina rococò.
Vedo un gallina bianca sulla battigia
Che sfodera le sue candide piume dai rigonfi pettorali
E svetta la sua crestina rossa che sfoggia
A mo’ di coroncina princip’esca
Per il prossimo pollo a venire.
Ciao!
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Non c’è nessun premio alla fine
se non il gusto di assaporare la scelta compiuta
di avere intrapreso la via di mezzo
del non giudicare ma del sapere osservare
con pazienza e tolleranza alimentando la speranza e la fiducia contro ogni plausibile apparenza.
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Non c’è alcun premio alla fine
se non il gusto di assaporare l’intreccio fra la bravura e l’errore
il lento dipanarsi del conflitto fra il bene e il male, il tanto dal poco, il niente dal troppo.
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Non c’è alcun premio alla fine
se non la soddisfazione di non aver fatto il culo a qualcuno, obnubilati da tutto quel porno.
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Ciucciami ancora un po’
dice quella enorme mentina bianca in cielo
e infatti verrebbe da darle un’altra leccatina
per vedere se si assottiglia il tanto da rompersi sospinta sul palato e profondersi in saliva
su quel cielo tenue carta da zucchero.
Si staglia sopra i monticchi di ruggine a Monastir
e poi i fumi nerini dell’incendio improvvisano una scenografia di tipo western
e infatti si vedono mucche di razza marron al pascolo e chiazze di pecore tosate di fresco che sollevano povere polveri per ubbidire a quel cane bianco che sbandiera la sua bella coda felice.
È estate, si sa, e ci coglie il calore
mentre le mietitrici amiche fan scorta di grano
e gli elicotteri accorrono a domare i nuovi fuochi.
C’è tutto un mondo che gira e si rigira
fra le piaghe del nuovo millennio e lei ti dice candida: Ciucciami ancora un po’, ora che si fa sera.
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